LA SVEGLIA
U
n nuovo giorno. Come vorrei lo fosse davvero, un buon giorno.
Sarebbe bello aprire gli occhi e trovare accanto la felicità! Invece solo un suono assordante.
Un sobbalzo, un tonfo al cuore. Lei, indifferente e spietata continuava a suonare con la voce stridula e insistente di chi era determinata a buttarmi giù dalla culla di onde del mare in cui stavo sognando.
Era una giornata soleggiata, la terza, forse, della mia tanto agognata vacanza. La brezza mi sfiorava la pelle senza spettinarmi. Mi rilassavo distesa su un materassino gonfiabile che, leggero, seguiva piacevolmente il respiro di un mare verde chiaro. L’aria calda di mezzogiorno continuava ad abbracciarmi dolcemente. Immergevo le mani nella tiepida acqua e la lanciavo sulla pancia. Brrr… che brividi piacevoli.
Com’è bella l’abbronzatura: asseconda meravigliosi giochi di luci. Il viso diventa più suadente, le forme del corpo più sinuose. Non solo mi piaceva il sogno, mi piacevo dentro al sogno.
Con la pelle ambrata le gambe appaiono più snelle. Già le immaginavo sfilare in un bel vestitino aderente color rosso corallo sul lungomare salentino. Adoro quella piccola pianura, la sento mia, mi appartiene: luminosa, piena di gioventù, bambini che saltellano gioiosi nelle serate estive. Ogni sera una festa. È lì che il profumo del mare m’ispira un irrinunciabile piacere, dove la salsedine a volte è così densa da graffiare i polmoni.
Che godimento, pensavo, chi avrà mai inventato questa meraviglia? Mi sono svegliata di soprassalto nel freddo mare delle lenzuola marmate, seduta a mezzo busto sul mio letto: caspita, ma dove sono? Ho impiegato un po’ per tornare alla realtà. Al mio fianco Lei, la prepotente sveglia che strillava: alzati, devi andare al lavoro. In ritardo, come al solito.
Stavo per scaraventarla a terra e spaccarla. Perché oggi era più assordante del solito? L’ho impostata io quest’orribile suoneria?